PAROLA CHIAVE: MAMBOR
con Fabrizio Gifuni, Emanuele Trevi,
Andrea Satta e Stefano Dal Bianco
attorno alla proiezione del film documentario
MAMBOR di Gianna Mazzini
Un progetto a cura di Silvia Jop per Kama Productions
Attorno a MAMBOR, un film documentario di Gianna Mazzini
Prodotto da PSM
Distribuito da Kama Productions
In collaborazione con: Casa Del Cinema, Fondazione Feltrinelli, Cinema La Compagnia, Festival SoleLuna
Roma – 12 giugno 2019 ore 18.00
Casa del cinema
con Fabrizio Gifuni
Firenze – 18 giugno 2019 ore 21.00
Cinema la Compagnia
con Stefano Dal Bianco
Milano – 1 luglio 2019 ore 21.00
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
con Emanuele Trevi
Palermo – 10 luglio 2019 ore 22.00
Basilica dello Spasimo, Festival Sole/Luna
con Andrea Satta
Il progetto “Parola Chiave: Mambor” nasce dal desiderio di creare momenti d’incontro autentici tra un artista totale come Renato Mambor – che a lungo è stato confinato in un unico dominio e in un’unica epoca – e quattro artisti contemporanei provenienti da esperienze creative differenti. Il documentario Mambor di Gianna Mazzini percorrerà l’Italia a partire dal 12 giugno alla Casa Del Cinema di Roma in compagnia dell’attore Fabrizio Gifuni, proseguirà poi per Firenze il 18 giugno al Cinema La Compagnia assieme al poeta Stefano Dal Bianco, arriverà a Milano con lo scrittore Emanuele Trevi alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli l’1 luglio alle 21 e proseguirà per la Basilica dello Spasimo di Palermo in occasione del Festival SoleLuna, accompagnato dalle musiche e dalle parole del cantante dei Têtes de Bois Andrea Satta, il 10 luglio.
Appuntamento di chiusura dell’intero percorso sarà la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con Isola Edipo a settembre in compagnia dei 4 artisti e dei partner che hanno accolto, in ogni città, questo progetto.
Il cinema, linguaggio capace di attivare connessioni impreviste tra tempi e luoghi distanti tra di loro, diventa in questo contesto generatore di dialoghi imprevisti.
Uno sguardo intimo e inedito sulle opere e la biografia di Renato Mambor, artista della Scuola romana di Piazza del Popolo, che si svela nella sua interezza e nella sua singolarità. Strumento di inveramento dell’incontro sarà la raccolta di una serie di parole con cui gli artisti coinvolti dialogheranno con Mambor, parlando – al tempo stesso – di se stessi. L’insieme di queste parole costituirà un nucleo embrionale per una nuova piccola e, al tempo stesso, immensa unità riscoperta.
Uno sguardo intimo e inedito sulle opere e la biografia di Renato Mambor, artista della Scuola romana di Piazza del Popolo, che si svela nella sua interezza e nella sua singolarità
SINOSSI e NOTE DI REGIA
Uno sguardo intimo e inedito sulle opere e la biografia di Renato Mambor, artista della Scuola romana di Piazza del Popolo, che si svela qui nella sua interezza e nella sua singolarità.
‘Roma, una quindicina d’anni fa. Lui già grande, io assai più piccola. Siamo diventati amici, e da quella volta ci siamo visti spesso: io, lui e Patrizia Speciale, la sua compagna. Accadeva che si cominciasse a parlare del mondo come se il mondo dipendesse da noi.
Un giorno mi ha chiesto di fargli un ritratto con le immagini, un film.
Abbiamo cominciato a lavorare insieme. Ore a parlare. Vederlo lavorare. Il rapporto si è fatto saldo.
Il vero grande privilegio è stato essergli vicino nell’ultimo periodo. Il suo finale fiammeggiante, con i pensieri di quando si sta in bilico. Un combattente vero.
Io gli sto dando il ritratto che mi aveva chiesto, il film. Lui mi ha dato fiducia assoluta.
Ho voluto fare un ritratto ‘intero’. Tutto insieme, arte e vita. Per essergli fedele.
Perché, da quando l’avevo conosciuto, l’avevo sempre visto cercare di smontare la dualità, che è un’illusione. Lui, parlandone, la definiva oscena, com’è oscena una bugia, come è osceno tagliare, e pensare che un brandello possa vivere senza il resto. E’ stata la sua ossessione calma e ricorrente: l’interezza.
Poi la sua malattia si è aggravata e Renato è morto. Il film si è fermato.
Mi restava il tesoro di un artista fantastico, stretto in una lettura troppo stretta: gli anni 60, gli uomini statistici. Gli anni 70. Quel periodo, quel gruppo, quelle opere.
E invece c’erano ancora un sacco di cose da scoprire di lui, e durante quella fase di sospensione le scoperte si affacciavano continue: un taccuino, foto, qualche frase o brandelli di conversazione che mi riaccendevano la testa. Lui che sceglieva di andare fuori moda. Lui e la sua capacità di anticipare. Di aprire.
Mi tornavano in mente le sue parole: ‘Fammi un ritratto di quelli che fai te, ma ci devi essere, ci devi essere proprio te’. A quel punto ho capito che il modo in cui avrei preso lo spazio che Renato mi aveva chiesto di occupare sulla scena sarebbe stata la mia voce.
Ho pensato molto a chi oggi ha ventanni, a chi non ha nessuna idea di chi Renato sia stato e di cosa abbia prodotto. Mi è sembrata la condizione ideale per capirlo. Rileggerlo da capo. Perché è il suo percorso tutto che è incantevole: la parabola dice più dei singoli punti. E la sua ultima opera, per me, è la più nuova di tutte.
Renato mi aveva anche chiesto: “niente musica”. E così è stato’.
BIOGRAFIA
Gianna Mazzini è una scrittrice e regista: le sue attività spaziano dal cinema al teatro, dalla letteratura alla pubblicità, dalla radio al documentario. Ha lavorato a più riprese negli anni per il settore Ricerca e Sperimentazione Rai e realizzato diversi documentari per Rai Educational (tra gli altri, per i programmi La storia siamo noi e Vuoti di memoria). Nel 2001 vince la Menzione Speciale al Minimum Prize, Università delle Idee di Michelangelo Pistoletto con il progetto “Quel tanto di differenza”. Ideatrice e Fondatrice con l’economista Giovanna Galletti, di Labodif: istituto di ricerca e comunicazione, dedica la propria vita allo svelamento dello sguardo femminile.’.
RENATO MAMBOR
È uno dei protagonisti della ricerca nelle arti visive fin dalla fine degli anni ‘50. Ha vissuto in prima persona il clima culturale di sperimentazione e rinnovamento degli anni ’60-’70, compagno di strada di Pascali, Ceroli, Schifano, Festa, Tacchi, Kounellis … con cui ha fatto parte di quella che storicamente è stata definita Scuola di Piazza del Popolo.
È uno dei primi artisti a sconfinare dalla pittura in altri linguaggi quali la fotografia, la scultura, il cinema, la performance, le installazioni, il teatro.